Nome e Cognome: Kenshi Yousuke
Età: 17
Ruolo Nella Band: secondo batterista[molto ambiguo ma oh! °_°]
Carattere
Chiuso. Determinato. Alcuna espressione se non quella di una persona decisa. Schivo all'inizio. Tipo di persona a cui la prima impressione non fa che lasciarlo ancora più solo di quello che é. Ma... l'abito fa veramente il monaco?
Siamo veramente tutti, quello che gli altri vedono? O per colpa di altri, per fatti avvenuti siamo noi a convincerci di essere come ci giudicano gli altri? Kenshi era un debole. Kenshi si è chiuso per diventare forte. Ma chiudersi rende veramente forte?
Tanti perché come tanti sono i perché nella sua testa. Ragazzo di molti complessi.
Unico sgofo: la batteria.
Aspetto Fisico
Basso per la sua età e per il suo sesso. Di costituzione normale, ne magro ne grasso. Gli piace il metal ma non si veste da tale. Non ha uno stile. Si veste come gli capita.
Corti capelli castani, piccoli occhi marroni.
Breve Biografia
Nato da una famiglia giapponese benestante. Viziato e mai accudito. Chiedeva, riceveva. Felicità? No. Allora perché lo faceva? Un circolo vizioso, essere felice per un istante è sempre bello. Questi istanti li voleva ripetuti. Ma... capitò un giorno in cui si imbatté in un ragazzo. Due bacchetta, qualche piatto, qualche tamburo. Metal.
Pur essendo la famiglia tranquilla, in Kenshi ha sempre regnato il caos. Il Metal è sempre stata la sua pace. La batteria il suo Dio.
Suonava, da solo, il ragazzo non era interessato alla gente. Suonava. I bassi, i colpi ai piatti della batteria erano dolce sinfonia.
In quel momento, avere i soldi non c'entrava più nulla per Kenshi. Si "abbassò" a parlare con quel ragazzo. A 10 anni provò per la prima volta la batteria.
Il ragazzo lo accolse e, lui, rinnegando quasi i genitori visse praticamente con lui. La batteria era la melodia che lo accompagnava ovunque. In assenza di bacchette vi erano le dita. In assenza di piatti vi erano semplici coperchi metallici. In assenza di tamburi, qualsiasi cosa facesse rumori bassi.
Allenamenti continui. Inutili. Il talento era innato. Il ragazzo-maestro umiliato.
Ma il ragazzo non fu solo un maestro ma anche un amico. Due anni. A dodici anni si ritrovò nuovamente da solo. I grandi sono troppo orgogliosi e lui, da quel ragazzo, non poteva più imparare niente. Solo insegnare. Questa volta fu lui a essere "rinnegato".
Mai più confidarsi con qualcuno. Le persone sono stupide. Le persone sono orgogliose.
Diciassette anni. Vita uguale Batteria. Amica uguale Batteria. Sfogo uguale Batteria. Con essa suonava tutto. Con essa esprimeva tutto.
‡ Cercasi secondo batterista ‡
Mittente nessuno. Solo il luogo e le date di vari incontri. Pensieri, molti. Decisione, una.
Si ritrovò quasi inaspettatamente dentro un edificio. Sopra un palco. Sotto una luce. Cose dette poche fa, dimenticare.
-Kensi.... 17..... Batteria....-
Ovviamente tono sempre uguale. Impassibile.
Unica volta in cui utilizzò nuovamente gli aiuti dei genitori. La batteria gli fu portata. La sua batteria.
Bacchette in pugno, piedi sui doppi pedali. Occhi chiusi. Silenzio. In mente la stessa cosa il silenzio.... Da lontano rumore. No non era lontano. Le mani, mosse dalla situazione. Il suono proveniva già da "lui". Tutto era improvvisato.
[...]
Finali poco allegro. Era stato rifiutato. Blocco totale. Bacchetta lanciate all'improvviso contro quei vili "giudici"